Fotografie di mondi sommersi: l’incanto del profondo

In “Fotografie di mondi sommersi – L’incanto del profondo” veniamo portati, grazie ai suggestivi scatti di Vincenzo Paolillo, alla scoperta di mondi tanto misteriosi quanto ricchi di vita e bellezza. Il volume fotografico, edito da Skira, documenta la realtà che si nasconde sotto le acque per farcene comprendere l’affascinante complessità e per farci riflettere sull’importanza della sua tutela.

La passione per il mondo acquatico e la fotografia di Vincenzo Paolillo

Vincenzo Paolillo raccoglie in “Fotografie di mondi sommersi – L’incanto del profondo”, volume edito da Skira, le più suggestive testimonianze raccolte nelle sue numerose esplorazioni degli ambienti acquatici. Nato a La Spezia, dopo la fine del secondo conflitto mondiale si trasferisce a Chiavari (Genova) dove porta a termine tutti gli studi fino alla laurea in Giurisprudenza, quindi a Genova dove tuttora risiede e dove ha svolto, fino a qualche anno fa, l’attività di avvocato specializzato in diritto del lavoro. Nel 1975 inizia a fare le prime immersioni, riuscendo così a coniugare tre grandi passioni: i viaggi, il mare e la fotografia.

Dal 1981 e fino al 1989 partecipa con successo a tutti i principali concorsi di fotografia subacquea in Europa, negli Stati Uniti e in Australia conseguendo oltre sessanta premi. Nel 1988 viene invitato dalla Confederazione mondiale delle attività subacquee a partecipare, insieme ad altri diciannove fotografi di tutta Europa e del Nord America, alla più importante competizione di fotografia subacquea in estemporanea di quell’anno, il “Royal Blue Dolphin” ad Aqaba e risulta vincitore.

Pesce pagliaccio (Amphiprion percula) su anemone (Heteractis magnifica); © 2021 Vincenzo Paolillo

 

Nel 1986/87 inizia l’attività pubblicistica. Da allora ha collaborato e pubblicato con le più importanti riviste italiane ed europee sia subacquee sia di natura e ambiente. Il lavoro sull’Amazzonia – di cui in questo libro compaiono diverse immagini, alcune inedite – realizzato insieme a Gianfranco D’Amato, è stato pubblicato in diverse riviste europee, ed è stato oggetto di diverse mostre di cui una ad Antibes e un’altra all’Acquario di Napoli nel 1993.

Nel 1997 pubblica con l’editore White Star Seychelles, un libro di immagini prevalentemente subacquee. Nel 2006 con Alberto Vanzo pubblica per Gribaudo il libro Mare di Liguria, che vince il Plongeur d’Or al festival di Antibes. La mostra “Mare di Liguria”, con Alberto Vanzo, è stata esposta al “II Festival della Scienza a Genova” nel 2003. Una mostra personale di Paolillo ha avuto luogo nel 1988 all’Acquario di Imola e nel 2009 al Galata Museo del Mare di Genova.

Anemone tozzo (Telmatactis cricoides). Portogallo, Madera © 2021 Vincenzo Paolillo

 

Il valore della biodiversità attraverso le immagini

In Fotografie di mondi sommersi, gli affascinanti ed inviolabili mondi subacquei vengono immortalati da Vincenzo Paolillo che, grazie ai suoi suggestivi scatti, riporta alla luce una realtà nascosta ai nostri occhi. L’attento occhio del fotografo ha permesso di raccogliere, in anni di immersioni nei più disparati ambienti acquatici, le testimonianze di un ecosistema abitato da una grande varietà di organismi e ricco di storia: coloratissimi pesci, foreste di alghe, colonie di coralli, enormi spugne e gorgonie, granchi e conchiglie, eleganti meduse, possenti megattere e temibili squali.

Variante cromatica gialla del nudibranco tropicale noto come “ballerina spagnola” (Hexabranchus sanguineus). (Filippine, Cebu) © 2021 Vincenzo Paolillo

 

Immagini che insegnano a comprendere il valore della biodiversità e a conoscere la straordinaria ricchezza di vita presente nelle acque, l’ambiente dove la vita stessa è nata, miliardi di anni fa. Con questa prospettiva il volume si presenta come un vero e proprio strumento di conoscenza e tutela delle specie acquatiche. Un repertorio di colori, luci e ambienti fantastici, ma anche di movimenti e vita.

Suddiviso in cinque sezioni (Colore; Forma; Luce; Movimento; Luoghi magici), il volume che presenta le splendide fotografie subacquee di Vincenzo Paolillo è introdotto da una presentazione di Mario Tozzi e da un saggio di Angelo Mojetta (Oltre la superficie).

 

Interviste a Vincenzo Paolillo e Angelo Mojetta

Spinti dalla curiosità di approfondire le tematiche e la storia di questo volume fotografico, abbiamo avuto il piacere di  intervistare l’autore Vincenzo Paolillo, che si è reso gentilmente disponibile a rispondere alle nostre domande. 

L’intervista completa sarà un’esclusiva del nostro prossimo numero cartaceo ed oggi vogliamo regalarvene un’anteprima!

Il Pianeta azzurro: Come è nata in lei la consapevolezza dell’importanza di conoscere e fotografare gli ambienti sottomarini?

Vincenzo Paolillo: Fin da ragazzo ero innamorato del mare e soprattutto di tutto ciò che lo abitava. In seguito (siamo negli anni sessanta del secolo scorso) “Mondo sommerso”, rivista fondamentale per gli appassionati del settore, mi fece conoscere le meraviglie e le diversità dei vari mari del mondo. Non appena uno di quei paradisi (le Seychelles) fu collegato via aereo con l’Europa, mi precipitai e ciò che vidi mi apparve ancora più entusiasmante. Di qui la spinta a coniugare l’amore per il mare con una altra mia passione, la fotografia. Il mio scopo però, fin da subito, non fu solo o non tanto quello di documentare, quanto quello di cogliere il bello, di condividere le emozioni che mi trasmetteva il mondo sommerso.

 

D: Lei ha avuto la possibilità di osservare la trasformazione degli ambienti acquatici nel corso degli ultimi decenni, quali sono le criticità che affliggono la vita subacquea?

R : Si può dire una ovvietà: tutti i guasti portati dall’uomo, l’uomo che consuma (la plastica), l’uomo che pesca (in maniera indiscriminata senza preoccuparsi del domani), ma anche l’uomo che si immerge e non si preoccupa di distruggere i fondali, muovendosi senza attenzione. Alcuni piccoli esempi che mi vengono in mente. 1985, Sipadan, una isola meravigliosa della Malesia con un ambiente subacqueo incredibile. Su una punta una enorme nuvola di barracuda che si aggirano su un fondale che scende digradando praticamente dalla superficie fino ad oltre 20 metri di profondità, integralmente coperto da una foresta di delicatissimo corallo di acropore a corna d’alce. Ritorno 10 anni dopo e la foresta non c’è più, distrutta dalle pinne dei subacquei. 1990, OMAN, golfo persico, nel piccolo porto di Khasab, tutte le mattine arrivano barche di pescatori di forma strana, sembrano bagnarole, piene di squaletti che non superano il metro di lunghezza. La loro destinazione? Industrie europee che producono cibo per animali…

 

L’intervista completa vi aspetta sul prossimo numero cartaceo di Il Pianeta Azzurro!

 

You May Also Like

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *