Il 2 febbraio è stata celebrata la Giornata mondiale delle zone umide in tutto il mondo. L’iniziativa ricorda la convenzione di Ramsar del 1971, e ci invita a compiere delle azioni in difesa delle wetlands, ecosistemi in cui l’acqua è il fattore principale che controlla l’ambiente e la vita vegetale e animale associata. Sebbene coprano solo il 6% circa della superficie terrestre, il 40% di tutte le specie animali e vegetali vive o si riproduce nelle zone umide. Sono importanti per la nostra salute, il nostro approvvigionamento alimentare, per il turismo e per il lavoro.
Le zone umide sono vitali per gli esseri umani, per altri ecosistemi e per il nostro clima, poiché forniscono servizi ecosistemici essenziali come la regolazione dell’acqua, compreso il controllo delle inondazioni e la purificazione dell’acqua. Più di un miliardo di persone in tutto il mondo dipendono dalle wetlands- zone umide per il proprio sostentamento. Ma questi bacini di biodiversità stanno scomparendo, come ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite:
«In soli 50 anni, dal 1970, il 35% delle zone umide del mondo è andato perduto. Le attività umane che portano alla perdita delle zone umide includono il drenaggio e la bonifica per l’agricoltura e l’edilizia, l’inquinamento, la pesca eccessiva e lo sfruttamento eccessivo delle risorse, le specie invasive e il cambiamento climatico».