Giornata Mondiale dell’Oceano: le maree stanno cambiando

La Giornata Mondiale degli Oceani è stata istituita come occasione per riflettere su tutti i benefici che gli oceani possono darci.

Vi siete mai chiesti qual’è il ruolo degli oceani nella nostra vita di tutti i giorni?
La giornata mondiale degli oceani è alle porte per ricordarcelo.

Quest’anno, i rispettivi rappresentati delle Nazioni Unite hanno scelto come tema della giornata internazionale degli oceani il seguente: Pianeta Oceano: le maree stanno cambiando.

Nel 1987 la Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo fece notare che gli oceani non avevano voce rispetto ad altri settori. Cosi nel 1992 fu instituita la Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra ogni anno l’8 Giugno. Gli obbiettivi principali: quello di portare l’oceano al centro delle discussioni intergovernamentali e politiche e di rafforzare la voce dell’oceano nel mondo.

Questa giornata è un’occasione per riflettere su tutti i benefici che gli oceani possono darci. E’ anche un modo di ricordarci quanto le nostre scelte ecosostenibili si riflettano su questo mondo immenso, dalle coste dove viviamo agli abissi più profondi e inesplorati. E’ importante riflettere sulla responsabilità individuale e collettiva nei confronti degli oceani, che sono i polmoni del mondo, ma a rischio di degrado a causa dell’uomo. Per questo ci sono diversi obbiettivi di tutela e instituzioni che con azioni concrete, proteggono specie e habitat.

Proteggere il 30% della biodiversità dell’oceano

Durante la COP15, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, le nazioni hanno raggiunto un accordo per fermare la degradazione della natura. Nell’accordo sono previste 23 strategie e in una si parla di 30×30, che sta per conservare il 30% della biodiversità del pianeta, sia terrestre che marina, entro il 2030. Anche varie associazioni italiane si sono mobilitate al riguardo come la onlus worldrise per cui siamo mediartner con 30×30 Italia, la Campagna per la tutela dei mari italiani. Potete trovare più informazioni qui.

Fin’ora, solamente il 16% delle acque dolci presenti sulla terra, e l’8% dell’aree marine, sono state protette. Un’area marina protetta (o MPA) è una zona delimitata in mare che soddisfa gli obbiettivi di protezione della natura (fauna, flora, ecosistemi) e lo sviluppo sostenibile di attività economiche come la pesca e il turismo responsabile. Nelle MPA vengono monitorati e ripristinati gli ecosistemi per salvaguardare aree che hanno funzioni ecologiche importanti, come una biodiversità elevata o aree che funzionano come deposito di carbonio. Per esempio possono essere delle zone di riproduzione o rifugio per gli animali. Mantenere queste zone in salute fa si che il pesce sia abbondante e dunque possa essere nuovamente pescato, secondo le norme e restrizioni in vigore. E’ questo quello che chiamiamo sviluppo dell’economia blu.

Il problema è che non c’è ancora una maniera formale di monitorare le attività illegali, nonostante sia assolutamente necessario. Nelle ultime decadi, a causa del comportamento umano, molte più specie hanno cominciato ad estinguersi. Secondo uno studio, sembrerebbe che a causa del degrado antropogenico, le specie si estinguono 1000 volte più frequentemente.

L’acidificazione e la perdita di risorse

Una delle tante ragioni per cui le specie stanno scomparendo negli oceani é l’acidificazione causata dalla troppa anidride carbonica (CO2) in atmosfera che viene di consequenza assorbita dalla superficie oceanica. Un’acidità elevata nell’oceano porta gli ioni carbonio (CO3²–) a non essere più disponibili. Cosi tutti quegli organismi che hanno bisogno di tali ioni per costruire il loro scheletro di carbonato di calcio (es. ostriche, cozze, ricci di mare, granchi, aragoste, coralli) non ne hanno più a disposizione e non potendo più mantenere il loro scheletro si dissolvono. Dagli anni ottanta, il 95% della superficie oceanica é diventata più acidica.

Illustrazione dell’International Atomic Energy Agency (IAEA). L’immagine mostra come le attività umane hanno cambiato la chimica dell’oceano facendolo diventare molto più acidico. La CO2 rilasciata nell’atmosfera viene assorbita dalla superficie oceanica e di conseguenza gli scheletri degli organismi composti da carbonato di calcio si dissolvono più facilmente.

Questa perdita ha una conseguenza enorme sul nostro benessere, sulla crescita economica, sulla ricerca medica, sulle risorse alimentari e sulla resilienza del clima. Tali perdite hanno un prezzo. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e dello sviluppo, dal 1997 al 2011, il mondo ha perso 4-20 trillioni di dollari per anno a causa del mal utilizzo delle risorse terrestri e marine. Solo l’acidificazione influenza più di 3 miliardi di persone che dipendono direttamente dall’oceano per la loro alimentazione e la loro rendita.

Fitoplancton: i polmoni della terra e la base di tutto

Gli oceani ricoprono il 70% della superficie terreste e producono circa metà dell’ossigeno grazie a cui respiriamo (tra il 50 e l’80% secondo le stime dei ricercatori). Sono le microalghe e i cianobatteri i maggiori produttori primari, organismi unicellulari conosciuti come fitoplancton. Dal greco “phyto”, che significa pianta, e “plankton” che si puo tradurre come vagare.

Questi minuscoli organismi trasportati dalle correnti competono con le foreste e sono anche più antichi. Ma calcolare la vera percentuale di ossigeno prodotto da essi é molto difficile. Anche se possiamo sapere quanto ossigeno produce una singola cellula a laboratorio, e nonostante le grandi tecnologie avanzate per contare questi microbi, le varie stime di fitoplancton sono difficili ed é quasi impossibile sapere il vero e proprio numero totale di particelle di plancton. Immaginate che solo in un litro di acqua ci possono essere tra i 10 e 100 miliardi di cellule. Mentre noi umani siamo solo 7.8 miliardi in totale sulla terra.

Copertina di Science del 22 Maggio 2015 che mostra alcuni degli organismi planctonici tra i più abbondanti.

Sono proprio questi organismi, che come le foreste, intrappolano tutta la CO2 per fare la fotosintesi e rilasciare ossigeno nell’atmosfera, con conseguente impatto sul clima della terra. Il plancton non produce solo ossigeno, ma svolge tante altre funzioni. Notamente, ogni organismo con una sua propria strategia è in grado di scomporre certi elementi per alimentarsi e partecipa dunque a vari cicli dei nutrienti (es. il ciclo del carbonio, del nitrogeno, del fosforo etc.). Infine, una volta terminato il suo ciclo di vita, discende nelle profondità oceaniche dove si deposita e resta durante intere ere geologiche, creando vaste riserve di carbonio. Quello che poi noi estraiamo sotto forma di petrolio.

FitoplanctonIl ciclo del carbonio in cui é coinvolto il fitoplancton. Illustrazione di https://www.chimica-online.it/biologia/fitoplancton.htm

Il fitoplancton è solo la base. E’ proprio qui che tutto inizia. Queste microalghe nutrono lo zooplancton che include tutte le larve di vari organismi, che molti di voi conosceranno solo come adulti (granchi, ricci, stelle marine, coralli etc.). Grazie allo zooplankton, si nutrono i pesci e tutti gli altri animali, fino ad arrivare a quelli più grandi del pianeta come le balene.

E’ molto semplice, senza plancton non ci sarebbe vita negli oceani.

A partire da esso ogni minimo cambiamento si riflette su tutta la catena alimentare, su tutti i cicli dei nutrienti e sul sistema che abbiamo creato noi umani per sostenerci. Per questo é importante conservare tutti gli ecosistemi marini.

Riflettiamo e proteggiamo le nostra risorsa più importante: l’oceano

Oggi, questa settimana, ogni giorno quando guardate il mare, pensate all’infinita ricchezza che nasconde. Pensate all’immenso numero di organismi che vi si trovano facendolo pullulare di vita. Ma poi pensate anche quanto velocemente tutto questo sistema sta collassando a causa delle nostre abitudini. Distruggiamo fondali per pescare nelle maniere più atroci, perché vogliamo mangiare quel pesce. Scendiamo nelle profondità oceaniche senza curarci della biodiversità che vi risiede per estrarre il petrolio, perché vogliamo prendere la nostra macchina ogni giorno. Costruiamo tubi enormi subaquei in cui facciamo passare del gas per migliaia di kilometri da un paese all’altro, perché vogliamo stare al caldo e cucinare.

Certamente ci sono cose a cui non possiamo o non vogliamo rinunciare. Ma con le risorse e tecnologie di oggi siamo anche in grado di cambiare il corso della storia. E dunque spero che si possa veramente andare verso un futuro di scelte sostenibili nella vita giornaliera. Un futuro in cui le aree marine protette aumentano in numero e sono davvero protette. Un futuro in cui possiamo veramente conservare la biodiversità dei nostri oceani. Un mondo in cui il plancton é sano e pronto a nutrire milioni di specie, in cui gli squali sono abbondanti e non vengono pescati illegalmente e le balene pure. Un mondo in perfetto equilibrio cosi come lo abbiamo trovato quando abbiamo iniziato ad esistere.

 

Sources:

  1. World Ocean Day, https://worldoceanday.org/
  2. Jurriaan M. De Vos, Lucas N. Joppa, John L. Gittleman, Patrick R. Stephens, Stuart L. Pimm. Estimating the Normal Background Rate of Species ExtinctionConservation Biology, 2014; DOI: 1111/cobi.12380
  3. The biodiversity crisis in numbers – a visual guide, The Guardian, https://www.theguardian.com/environment/2022/dec/06/the-biodiversity-crisis-in-numbers-a-visual-guide-aoe
  4. What is Ocean Acidification?, https://www.iaea.org/newscenter/news/what-is-ocean-acidification
  5. EarthSky (2015, June 8) How much do oceans add to world’s oxygen?

 

Scrive per noi

Mariarita Caracciolo
Mariarita Caracciolo
Laureata in biologia marina e gestione degli ecosistemi marini costieri, con un dottorato in ecologia e biodiversità del plankton marino. Dopo anni dietro un pc ad analizzare dati, ha deciso di specializzarsi in comunicazione scientifica, perché pensa che la ricerca sia inutile se non è accessibile a tutti. Ha recentemente aperto la sua azienda “The Eco Odyssey” perché crede che la comunicazione e l’educazione ambientale siano fondamentali, in questo momento di transizione ecologica. La sua passione è il mare e vuole condividerla con le persone, educando alla conservazione marina, a vivere e viaggiare consapevolmente e rispettando la natura.

Mariarita Caracciolo

Laureata in biologia marina e gestione degli ecosistemi marini costieri, con un dottorato in ecologia e biodiversità del plankton marino. Dopo anni dietro un pc ad analizzare dati, ha deciso di specializzarsi in comunicazione scientifica, perché pensa che la ricerca sia inutile se non è accessibile a tutti. Ha recentemente aperto la sua azienda “The Eco Odyssey” perché crede che la comunicazione e l’educazione ambientale siano fondamentali, in questo momento di transizione ecologica. La sua passione è il mare e vuole condividerla con le persone, educando alla conservazione marina, a vivere e viaggiare consapevolmente e rispettando la natura.

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