Levanto, la cittadina del levante ligure alla quale siamo particolarmente legati anche grazie al progetto Laboratori Blu, continua a dimostrarsi terreno recettivo per tutte le progettualità legate al mare ed alla divulgazione. Kai Nature Experiences non è da meno.
IL PIANETA AZZURRO: Ciao Eleonora, grazie per per il tuo tempo! Ti chiederei di presentarti e di raccontarci un po’ come hai iniziato a fare questo tipo di attività.
ELEONORA FARAGGIANA: “Ho studiato e vissuto all’estero per cinque anni nel Regno Unito, dove poi ho svolto anche un Master in Scienze del Mare, dopo essermi formata in Ecologie e Scienza Ambientali. È lavorando all’estero che ho capito che il mare era la mia passione e volevo cercare di farne il mio lavoro. Da quando sono tornata in Italia ho fatto tante esperienze lavorative diverse, sempre nel settore della sostenibilità ambientale e della conservazione: ho lavorato anche per il Parco Nazionale delle Cinque Terre e mi sono avvicinata al mondo del turismo marino. Ho fatto anche esperienza su barche a vela con il ruolo di accompagnatrice per uscite in snorkeling ed eventi di whale watching. Quest’anno, insieme ad una mia amica, Chiara Bussani, ho provato a realizzare un mio progetto: si chiama KAI, che vuol dire mare in hawaiano. Abbiamo unito le nostre competenze: la mia è proprio quella di stare in mare, nella natura e a contatto con le persone, mentre Chiara si occupa di tutta la parte di backstage e digital marketing; è stata lei a creare il nostro sito e ne ha curato la promozione. Con “Kai”, partendo da Levanto come base, organizziamo escursioni guidate in kayak, focalizzando l’attenzione sull’ambiente e sull’ecologia marina. Accompagniamo le persone alla scoperta delle specie marine insegnando comportamenti rispettosi e non impattanti”.
PA: Il fatto di passare dalla ricerca scientifica e poi reinventarsi in un’attività legata al mare ma a contatto con persone non del settore, deve aver comportato un notevole cambio di linguaggio…
EF: “Questa è una domanda assolutamente azzeccata perché è proprio attraverso questa transizione che ho capito cosa mi piace fare. Subito dopo l’università ho continuato con la ricerca e mi sono resa conto che, per quanto mi interessasse, mi faceva sentire in una bolla non accessibile a tutti. Ho compreso che la mia missione è più quella di stare in mezzo alle persone, raccontando il mare e facendolo scoprire a chi è alla prima esperienza. Può essere faticoso all’inizio, perché dal punto di vista psicologico non tutti si sentono a proprio agio. Ho scoperto che c’è molta talassofobia e riuscire a trasmettere un senso di tranquillità in questo ambiente, che per alcuni è estraneo, è fondamentale. Vedere le persone sentirsi pian piano sempre più a proprio agio e passare dalla paura alla meraviglia, è veramente una bella gratificazione”.
PA: Questa fase della tua vita ti ha portato anche alla riscoperta del mare: spogliarti del linguaggio puramente scientifico, riscoprire i luoghi che sono stati tuoi fin dall’infanzia, tutte cose che immagino ti abbiano portato a vedere il mare con occhi diversi…
EF: “Assolutamente! Anche perché il mare è passato dall’essere il mio elemento, la mia valvola di sfogo ed il posto dove andavo a rifugiarmi nei momenti di stress, a essere un ambiente di lavoro. Ora è un luogo in cui sento che devo restituire qualcosa agli altri. È stato un processo di riscoperta interessante. Comunque, la passione non viene mai meno! Mi ci butto quando posso, sia da sola che con amici o per lavoro, è una malattia”.
PA: È una bella malattia, tra tutte le malattie possibili direi una delle migliori! Riguardo a “Kai” siete un po’ all’anno zero: secondo te, quali sono i prossimi passi per far sì che questa attività cresca ancora di più?
EF: “Questa però è una domanda da persone grandi, da adulti, non vale!”
PA: Può essere anche una domanda da sognatori.
EF: “Ah vale anche la risposta da sognatori? Allora la risposta da sognatori è che è bellissimo iniziare un proprio progetto e vederlo realizzato! È normale avere sogni e idee ma la differenza sta nel riuscire a realizzarli. Quando vedi che le cose funzionano, pur con tutte le difficoltà del caso, è veramente bellissimo. Il sogno è quello di portarlo avanti. In termini pratici forse la sfida più grande è capire se è possibile ampliare il team, perché ovviamente da soli si può fare fino a un certo punto, ma è attraverso l’unione che si raggiungono i veri obiettivi. Se si vuole che un progetto cresca, c’è bisogno di una struttura solida e di competenze diverse che riescano a compensarsi. La nostra sfida è questa: creare un gruppo di persone appassionate di mare con tante competenze diverse”.
Scrive per noi
- Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.
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