Castelletto e il suo ambiente di marea

Pianeta Azzurro intervista Lorenzo Castelletto, giovane fotografo naturalista, divulgatore, curatore di mostre (la lista delle sue competenze è già lunga), che lavora all’Area Marina Protetta di Miramare.

Lorenzo Peter Castelletto è fotografo naturalista e divulgatore scientifico. I protagonisti delle sue opere sono gli animali e il loro ambiente naturale. Da sempre appassionato di Natura e della sua rappresentazione, frequenta lAccademia di Belle Arti a Venezia, studia scienze naturali allUniversità degli Studi di Trieste e frequenta il Master in Comunicazione della Scienza Franco Prattico, con una tesi sui metodi di divulgazione scientifica attraverso Instagram. Da allora, è un libero professionista specializzato nella comunicazione scientifica e collabora attivamente con lArea Marina Protetta (AMP) di Miramare (Trieste) come social media manager, guida snorkeling, insegnante di fotografia e disegno naturalistici. Sempre per AMP ha curato le mostre Arte&Scienza, spesso nel contesto di MareDireFare – Festival dellOceano.

Pianeta Azzurro: Ciao Lorenzo! Se sei d’accordo, affiderei le presentazioni alla breve bio in apertura, e partirei con le domande. Lo spazio concesso è poco, quindi cercheremo di entrare subito nel vivo.

Lorenzo Peter Castelletto: Ciao Andrea, certo, parti pure!

PA: Benissimo, allora eccoti una domanda a brucia pelo: ti riconosci nell’etichetta di “artista-naturalista”?

LPC: La verità è che non amo molto le etichette, mi sembrano limitanti. Quando guardo le interviste in TV e nei titoli in sovrimpressione compare la scritta “divulgatore”, sento un brivido lungo la schiena. Però, a parte questo, direi di sì, perché il mio obiettivo è sempre stato quello di raccontare la natura tramite l’arte.

PA: Benissimo. Chiarito questo punto, nel tuo processo artistico quanto pesa l’arte e quanto l’osservazione naturale? Come si combinano questi due elementi, come e quanto dialogano tra loro?

LPC: Questa è una domanda che mi tiene sveglio la notte, e non scherzo. Non c’è una risposta precisa, è una percentuale dinamica, in costante oscillazione. Molto dipende dal ruolo che ho in un singolo progetto, che sia la creazione di contenuti, la curatela o l’organizzazione. In più, alcuni dei progetti che seguo hanno anche risvolti legati alla conservazione. La mostra Art4Fan, tutta dedicata a Pinna nobilis  (Fan in inglese, appunto) ha contribuito a divulgare il grande lavoro di ricerca dei miei colleghi. Lavoro che ha poi portato alla nascita di un progetto Life per la salvaguardia di questa specie, tipica del mediterraneo e a fortissimo rischio di estinzione a causa di un parassita. Per rispondere all’ultima domanda, qui all’AMP di Miramare ci piace definire il rapporto tra arte e scienza come una simbiosi creativa: dove entrambi ricevono un reciproco vantaggio.

PA: La natura “oscillante” dell’equilibrio tra arte e natura/scienza, non può non farmi venire in mente il tuo progetto sulla zona intertidale, dal titolo “Dentro e fuori dall’acqua – l’ambiente di marea dell’Alto Adriatico”. Noi di Pianeta Azzurro siamo rimasti molto colpiti da quei corpi di animali che fanno capolino tra le rocce e le conchiglie, così difficili da notare in una passeggiata sulla spiaggia. Ci racconti un po’ di quest’altra avventura?

LPC: Certamente. È cominciato tutto quando ho cominciato a lavorare in AMP, quasi quattro anni fa ormai. Nell’esplorare la costa triestina, sono rimasto affascinato dall’ambiente di marea, ne parlavo di continuo alle classi in visita da noi, ma non lo conoscevo davvero. Non esisteva un manuale con tutte le informazioni che avrei voluto. Così mi sono messo a studiare, e ho scoperto un florido settore di ricerca scientifica estera, che mi ha fatto innamorare degli adattamenti particolarissimi delle specie di questo ecosistema così mutevole. Nel frattempo, scattavo fotografie, le accumulavo; alla fine, le ho raccolte in una mostra di Arte&Scienza – “Dentro e fuori dall’acqua”, appunto – che è stato esposto lo scorso maggio durante il festival MareDireFare a Trieste e che quest’anno verrà riproposto in altre sedi, sia regionali che non. A breve uscirà anche il libro, con foto, illustrazioni e un sacco di curiosità naturalistiche.

PA: Da quello che dici, è evidente che questo progetto ti ha dato tanto. Vorrei quindi farti un’ultima richiesta, prima di lasciarci: raccontaci una tua esperienza, o un concetto, che ha fatto la differenza nel tuo modo di vivere la natura.

LPC: Non mi serve andare molto lontano. L’ambiente di marea mi ha insegnato che, a un primo sguardo, tantissime sfumature passano inosservate. Spesso si frequentano le spiagge e le acque costiere, ma raramente si presta attenzione a questa zona di passaggio. Si passa dalla terra all’acqua senza soluzione di continuità, quando invece si sta attraversando un terzo ambiente, che non è né uno né l’altro e sfugge a tutti i nostri tentativi di categorizzare la realtà. La mia speranza è che l’arte e la divulgazione possano aiutare sempre più persone a “vedere l’invisibile”, a mettere in pausa il tran-tran quotidiano e prendersi un attimo per stare nel mezzo, tra l’alta e la bassa marea.

Scrive per noi

Andrea Puglisi
Andrea Puglisi
Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

Andrea Puglisi

Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

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