Giulia Zini e i suoi coralli

La ricercatrice Giulia Zini, una dei premiati per la sesta edizione del nostro bando per tesi specialistiche in biologia marina, ci racconta il suo progetto di tesi e condivide con noi la sua passione per il mare, tra esperienza diretta e interdisciplinarietà.

Il Pianeta Azzurro: Ciao Giulia! Conoscendo la missione del Premio “Il Pianeta Azzurro”, siamo sicuri che la tua tesi specialistica sarà stata piuttosto innovativa. Ci racconti di cosa trattava?

Giulia Zini: “Ciao Andrea, con molto piacere. La mia tesi specialistica mi ha portato per sei mesi in un paradiso tropicale che non avevo mai visitato prima: la Nuova Caledonia, un’isola francese del Pacifico sud-occidentale. L’obiettivo era valutare le risposte fisiologiche di tre specie di coralli all’ambiente circostante, in termini di variazioni di pH e cambiamenti idrodinamici. Per fare ciò, ho sia condotto esperimenti in laboratorio, mantenendo i coralli all’interno di vasche dove simulavo diverse condizioni ambientali, sia raccolto dati sul campo (di gran lunga la parte più entusiasmante). La Nuova Caledonia ospita una laguna molto particolare, un ambiente con caratteristiche estreme – temperatura, ossigeno e pH. Eppure, lì, i coralli prosperano nonostante tutto. Per questo motivo, sono considerati “super coralli”. Ho seguito anche un esperimento di trapianto, cioè ho prelevato i coralli da un sito e trapiantati in un altro, per valutare la loro crescita e altri parametri fisiologici, e capire se fossero influenzati dalle mutate condizioni ambientali e se fossero in grado di adattarsi ai cambiamenti. Posso dirti che è stata un’esperienza unica, che a distanza di un anno ricordo con immenso piacere. Ti ringrazio per avermi dato l’occasione di riviverla con il pensiero e di condividerla con i lettori della rivista Il Pianeta Azzurro”.

PA: Ti sei iscritta al bando ormai un anno fa, che cosa è cambiato da allora? Raccontaci questo tuo periodo, in cosa sei coinvolta, e qualche eventuale progetto futuro.

GZ: “Dal mio ritorno in Italia, collaboro a un entusiasmante progetto di ricerca chiamato ECOSISTER (Ecosystem for Sustainable Transition in Emilia-Romagna), che coinvolge numerose università ed enti di ricerca della regione. Siamo tantissimi ricercatori che cercano soluzioni innovative per sostenere la transizione ecologica della zona. Insieme al mio gruppo dell’Università di Bologna, io mi occupo di raccogliere dati sulle risorse naturali delle acque costiere e marine. L’obiettivo è ottenere una grande mole di dati che ci permetta di valutare lo stato di salute dei nostri ecosistemi e di studiare piani di gestione e utilizzo sostenibile delle risorse a nostra disposizione. In questo modo, speriamo di riuscire a conciliare armoniosamente lo sviluppo economico blu dell’Emilia-Romagna con la preservazione delle risorse marine naturali, garantendone la disponibilità per le generazioni future. Quello che faccio al momento mi tiene lontano dal mare e non mi permette di fare attività di campo, ma l’ambiente di lavoro è molto stimolante. Molti dei miei colleghi hanno completamente diversa dalla mia e decine di anni di esperienza in più. È uno stimolo quotidiano, un’esperienza che mi sta insegando moltissimo. Nel prossimo futuro, sarò impegnata in un nuovo progetto, su scala geografica più ampia, che mi riporterà a lavorare sott’acqua in immersione! In generale, le mie aspettative sono di continuare a lavorare nel mondo della ricerca, studiando soluzioni che ci permettano di tutelare e conservare questo enorme tesoro che è il nostro mare, valorizzando le risorse naturali a nostra disposizione e preservando la biodiversità del Mediterraneo”.

PA: Infine, parlaci un po’ delle tue esperienze subacquee. Qual è stato il tuo percorso di avvicinamento al mondo del diving? E qual è il ricordo più bello che hai riportato a casa dal mondo sommerso?

GZ: “Ho cominciato a fare immersioni nel 2017 quando, dopo tantissimi anni in cui mi immergevo soltanto provando a trattenere il fiato, ho finalmente deciso di prendere il primo brevetto subacqueo. È stata una scelta che mi ha cambiato la vita e portato a dove sono ora, indirizzandomi dal punto di vista lavorativo e non solo. Il diving mi ha permesso di arricchire la mia conoscenza del mondo marino e vedere con i miei occhi cose che fino a quel momento avevo solamente studiato sui libri. Nei due anni successivi al primo brevetto ho fatto diverse immersioni nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Ho poi proseguito diventando Divemaster e per due stagioni ho lavorato in un diving center dell’Isola d’Elba, accompagnando sott’acqua altri sub, cercando di trasmettere con entusiasmo la mia passione e le mie conoscenze. Negli anni ho anche contribuito a dei progetti di volontariato e scienza partecipata con Reef Check Italia, diventando Ecodiver e raccogliendo dati sullo stato di salute degli ecosistemi temperati del Mediterraneo – durante queste immersioni ho collezionato informazione su moltissimi organismi marini. Sempre con Reef Check, ho partecipato ad un workshop stupendo in Indonesia nel 2019. Qui, nelle acque dell’Isola di Bangka, ho imparato a monitorare i reef corallini tropicali e a prelevare i coralli in immersione. Da quell’esperienza arriva il mio ricordo più bello del mondo sommerso. Non c’è un momento particolare, tutta la permanenza in Indonesia e tutte le immersioni si sommano in un ricordo indelebile. Oggi, per fortuna, la barriera corallina attorno all’isola è ancora ben conservata; i colori, la biodiversità e la ricchezza dei suoi fondali sono davvero mozzafiato”.

Scrive per noi

Andrea Puglisi
Andrea Puglisi
Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

Andrea Puglisi

Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

You May Also Like

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *