We are Alps tour 2017, dare forma alle idee

Un viaggio di duemila chilometri lungo la catena montuosa più importante d’Europa al seguito dell’acqua. Fra  città e i paesi di montagna, centrali idroelettriche e dighe, progetti d’innovazione e buone pratiche che andrebbero valorizzate.

A più di una settimana dalla conclusione del tour di We Are Alps 2017, rimane ancora difficile fare mente locale, incasellare i ricordi, mettere ordine tra le scoperte tecnologiche e umane. Seguire l’acqua attraverso le città e i paesi di montagna, spinta dalle centrali idroelettriche e deviata da dighe di bacini artificiali; utilizzare treni e autobus in un gigantesco “hop on-hop off” in giro per l’Europa per comprendere gli infiniti impieghi dell’elemento che può assumere ogni forma e, allo stesso tempo, può inondare intere città insinuandosi in crepe microscopiche.

Certo viene prima di tutto da ringraziare per un’esperienza tanto ricca, sperare di sperimentare ancora qualcosa di simile. Sullo sfondo, c’è anche un po’ di invidia. Viene da chiedersi che natura e origine abbiano quelle fratture che impediscono all’Italia di realizzare qualcosa di simile. Soprattutto quali sono gli ostacoli che ci impediscono di fare fronte comune, di superare scogli burocratici e divisioni politiche per riunire diverse professionalità su un qualsiasi tema comune.

Se l’Austria, per esempio, fila spedita nel suo percorso di storia recente, muovendosi in equilibrio tra innovazione e conservazione ecologica, in Italia sono fin troppo evidenti i limiti burocratici dei progetti che hanno tematiche ambientali. Ottime intenzioni alle quali troppo spesso non si è dato seguito. Buone pratiche sempre rimaste in cantiere.

Certo ci sono le eccellenze: nel reportage scriverò di MySnowMaps, l’applicazione italiana che fornisce informazioni sull’evoluzione del manto nevoso sotto forma di mappe. Parlerò di Concert-Eaux, il progetto transfrontaliero appositamente dedicato allo studio meteoclimatico della Valle Roia. Eccellenze appunto, casi troppo isolati.

Se c’è stata una cosa che mi ha colpito nei giorni di viaggio, nei 2000 e passa chilometri tra una nazione e l’altra, è che negli altri paesi esiste una capacità organizzativa che a noi manca ma che dobbiamo assolutamente fare nostra.

Allora, mentre la siccità aumenta, si moltiplicano i fenomeni alluvionali improvvisi e mentre l’acqua di mare sale di livello e divora le spiagge sulle quali giocavo da bambino, cosa aspettarmi dalle pagine che scriverò? Come fare perché questo lavoro sia utile prima che interessante? Dovrò chiedere aiuto proprio a chi leggerà.

A chi vorrà conoscere nei dettagli del mio viaggio per Pianeta Azzurro, mi viene da chiedere di leggere le righe che verranno senza prestare attenzione ai nomi ma concentrandosi sulle idee, sui successi. Chiedo loro di interrogarsi sui problemi e di indignarsi, se credono.

Spero che serva il reportage che verrà: serva soprattutto ai lettori per trovare spunti, comprendere meglio un ecosistema che ci appartiene molto di più che per mera posizione geografica. Mi piacerebbe – ma temo sia difficilissimo e forse impossibile – scrivere di We Are Alps senza mai nominare uno solo dei paesi attraversati: come se la Convenzione Alpina fosse davvero senza confini, un’unica nazione di comuni sforzi ed obbiettivi; senza nomi, frontiere, impostazioni politiche.

Ma, visto che è impossibile, lo sforzo spetta a voi che ci leggete. Soprattutto vorrei chiedervi di pensare all’acqua e alle Alpi per ciò che realmente sono: un bene comune senza frontiere.

Scrive per noi

Andrea Ferrari Trecate
Andrea Ferrari Trecate
Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

Andrea Ferrari Trecate

Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

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