Jacques-Yves Cousteau è morto il 25 giugno del 1997, circa 21 anni fa.
Resta una figura che si presta a molte e diverse interpretazioni, discutibile per alcuni aspetti, carismatico e geniale sotto altri. Francese fino al midollo nei modi e nell’orgoglio, e si sa che a noi Italiani, magari per questioni di campanilismo, spesso i cugini d’oltralpe non sono molto simpatici. I suoi detrattori di lui ricordano spesso le scene di uno dei primi film subacquei, il Mondo del Silenzio (1956), in cui l’equipe guidata da Cousteau, in ordine casuale (cito a memoria):
- studia i popolamenti di formazioni coralline distruggendo il reef a martellate e servendosi di esplosivi, gettando bombe e raccogliendo gli animali morti;
- fa strage di aragoste, che finiscono in pentola e poi nello stomaco dell’equipaggio della Calypso;
- investe un giovane capodoglio con la nave, ferendolo a morte;
- fa strage degli squali che si affollavano attorno al capodoglio morente per pasteggiare
Può bastare? Beh, a sua discolpa dirò che i metodi scientifici applicati all’epoca erano quelli, come quelli erano i sentimenti degli uomini di mare nei confronti di aragoste e squali (e d’altronde l’opinione pubblica moderna spesso accosta ancora oggi le prime alla pentola e i secondi all’immagine di predatori da evitare). La sua buona fede è testimoniata dall’inclusione di queste scene nel documentario finale. Sarebbe stato facile tacerle…
Leggi la versione integrale dell’articolo al link Siamo tutti figli di Cousteau (Scubaportal)
L’illustrazione in apertura è di Francesca Scoccia ed è tratta da volume Com’è profondo il mar edito all’interno della nostra Collana del faro.
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