In anteprima per il nostro sito, l’estratto dell’intervista doppia ad Igor D’India e Francesco Magistrali (esploratore, creatore del marchio Beyond Exploration) di ritorno dalla loro spedizione in Amazzonia.
La discesa del Rio Negro, in un tratto in cui il letto del fiume misura oltre 20km da sponda a sponda, ci racconta di un luogo mitico, caraterizzato da una natura impenetrabile e da non meno complessi rapporti sociali. Interessi economici, tradizioni da salvare ed un clima che cambia e minaccia l’esistenza di specie animali e comunità rurali. Amazzonia Expedition 2022 è un viaggio attraverso un ecosistema estremo che, paradossalmente vicinissimo, ha molto da insegnarci.
Troverete la versione integrale dell’intervista con Igor D’India e Francesco Magistrali prossimamente sulla nostra rivista!
PIANETA AZZURRO: L’Amazzonia è un luogo mitico per gli esploratori e gli amanti dell’avventura: in cosa ti ha sorpreso di più?
IGOR D’INDIA: “La cosa che mi ha sorpreso di più è l’impenetrabilità della foresta e l’enorme quantità di vita che la popola. Nel fiume eravamo sempre circondati da delfini rosa, uccelli, insetti (a volte anche molto fastidiosi), e sugli alberi vivevano numerose scimmie. È un ambiente incredibilmente selvaggio, ancora tutto da scoprire. Quando ero immerso nella wilderness del Rio Negro pensavo ” l’Amazzonia è un miracolo della vita”. Questo ovviamente si traduce anche in difficoltà non indifferenti per noi che la attraversiamo “by fair means” e ci avventuriamo a remi o a piedi nei suoi scenari primitivi. […]”
D: Il tuo primo viaggio in Amazzonia è datato 2014. Da quel primo approccio ad oggi, in un lasso di tempo relativamente breve, hai notato cambiamenti a livello ambientale?
FRANCESCO MAGISTRALI: “Conosco l’Amazzonia dal 2005 e da quella prima volta, vi sono tornato tante altre. I cambiamenti che ho denotato sono soprattutto legati ad aspetti climatici, sia vissuti di persona che raccontati dai locali con cui sempre interagisco: piene considerevoli e stagioni molto aride in momenti dell’anno in cui normalmente non ci si aspetterebbe di assistere a questi fenomeni. Questo è un esempio. Questa dinamica influisce su mille situazioni. Ho amici personali che non potendo più basarsi su ciò che prima aveva una puntualità (come il susseguirsi regolare di stagione secca e stagione delle piogge) hanno difficoltà nella gestione dei raccolti nelle zone limitrofe ai villaggi che sorgono lungo i fiumi: a volte il raccolto non può contare su l’irrigazione (mancanza di acqua, compresa quella che cadrebbe sotto forma di pioggia) o – al contrario – grandi e inattese piene sommergono le coltivazioni (manioca e altri prodotti locali) […]”
Scrive per noi
- Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.
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