Trashchallenge Operazione Po: sport e ambiente a braccetto

Anche quest’anno, Il Pianeta Azzurro è media partner dell’evento di pulizia. Per il World Cleanup Day è ancora Trashchallenge con Associazione Vie d’Acqua e Istituto Scholé Futuro

Sabato 16 settembre è iniziato con un cielo cupo che non prometteva nulla di buono. Ci siamo ritrovati lo stesso, sulla terrazza in fondo a Viale Umberto Cagni, per dare il via alla Trashchallenge – Operazione Po, evento di pulizia fluviale che vede Pianeta Azzurro coinvolto come organizzatore e media partner fin dal 2019. Quest’anno come l’anno scorso, il tutto si svolge in occasione del World Cleanup Day, in parallelo a una costellazione di altre iniziative – qua la mappa italiana per il 2023.

Quando arrivo sul posto, le divise blu dei dipendenti di Decathlon e quelle grigie-verdi di Leroy Merlin spiccano sotto i gazebi bianchi delle iscrizioni. Questo l’iter per i partecipanti: iscrizione all’evento tramite QR code, equipaggiamento tecnico (guanti da lavoro + sacchetto di plastica + pinza telescopica), e poi via a raccogliere spazzatura per le sponde fluviali del Valentino. Per chi vuole avventurarsi sul fiume, due opzioni: i gommoni dei United Sport Valli di Lanzo, o le canoe e i kayak prestati dal Canoa Club, piccolo paradiso di entusiasti del fiume poco distante dal centro delle operazioni.

A dirigere il tutto, con polso fermo e pagaia alla mano, ci sono Marco Bonfante e Marco Borrelli (per gli amici M&Ms), rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione Vie d’Acqua. Prima di dare ufficialmente il via alla raccolta, Bonfante raduna i presenti, ringrazia i partner (dai due marchi-colosso citati qui sopra, a realtà locali che hanno fatto la storia del Po torinese, come l’Imbarchino e la Società Canottieri Armida), poi cede la parola all’assessore alla cura della città Francesco Tresso, che riconferma il sostegno delle istituzioni e ci augura una buona challenge.

Le squadre via terra si disperdono nel parco, tra loro si contano tutti i servocivilisti di Istituto Scholè, nel doppio ruolo di volontari e creatori di contenuti social (tante delle foto che vedete qua sono fatte da loro).

Io prendo la via del fiume con altri appassionati di canoa.

Inizialmente incontriamo pochi rifiuti (due anni fa ce n’erano molti di più, no?), fatto che imputiamo subito all’accresciuta coscienza civile del torinese, in una sorta di pacca sulla spalla per il lavoro di sensibilizzazione e coinvolgimento svolto in questi anni. Una riflessione più concreta mi arriverà più tardi da una chiacchierata con Bonfante: la piena di questo maggio ha portato via la maggior parte dei rifiuti sedimentati in autunno.

Poi incontriamo uno dei gommoni lanzesi, che ci aveva preceduto lungo il fiume.

I navigatori ci mostrano sacchetti già pieni e poi indicano tanti altri rifiuti impigliati sui rami più bassi degli alberi. Ci fanno aguzzare la vista. Di fatto, sembra quasi che la spazzatura non sia diminuita, quanto invece ormai frammentata, sminuzzata e ora parzialmente assimilata all’ambiente fluviale (tutto quello che si è salvato dalla piena primaverile).

In una pausa presso un approdo in disuso, troviamo minuscoli pezzi di plastica sparsi tra la ghiaia umida, un tubetto di colore tanto accartocciato da sembrare un sasso, un piccolo accendino bic conficcato nel terreno.

 

Nel tragitto dal Canoa Club a Italia 61, riempiamo completamente i due sacchi gialli di Leroy. Accolti calorosamente da due iscritti dell’Armida, lasciamo a loro i sacchi e andiamo a rimessare le barche, aiutati da Marino e Luisa del Canoa Club. Inizia a piovere nel momento esatto in cui mettiamo piede sul piccolo molo in pietra – il placido assenso di Madre Natura alla nostra operazione, o forse solo il tempo instabile di questi giorni.

Alla pesa dei rifiuti, viene annunciato un dignitosissimo 158 kg per 148 partecipanti. Quasi la metà dell’anno scorso, complice la piena di maggio che ci ha alleggerito il carico.

Mentre mangiamo un boccone all’Imbarchino, ripenso alle tante immagini incontrate lungo il fiume (cormorani ad ali spiegate sui rami, famiglie di folaghe che si nascondono al nostro passaggio tra gli arbusti semisommersi, l’enorme colonia di zucchine sulla sponda nord); è stata una mattina dedicata all’ecologia quanto allo sport e all’escursionismo. Le braccia e la schiena stanche dalla pagaiata, mi fermo un attimo a immaginare un mondo in cui sport e protezione ambientale vadano a braccetto, in cui il divertimento passi anche tramite la cura.

Quando poi apro Instagram per postare le immagini raccolte via fiume, incontro le storie di tanti amici di Pianeta Azzurro (Spazzapnea ODV, per citarne uno), e capisco che tanti altri sono in acqua per il World Cleanup Day, in apnea o con le bombole, sopra un sup o infilati in un kayak. Allora, quel mondo non mi sembra più così lontano.

Scrive per noi

Andrea Puglisi
Andrea Puglisi
Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

Andrea Puglisi

Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

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