Premio tesi in biologia marina: blue economy ed ecologia

L’ultima vincitrice del premio per tesi di laurea in biologia marina istituito da Pianeta Azzurro ci racconta della sua ricerca nel sud est asiatico: sulle tracce degli squali in un progetto che sposa turismo, sostenibilità e ricerca scientifica.

Il Pianeta Azzurro ha intervistato la dottoressa Selene Di Genio, vincitrice del nostro premio per tesi di laurea in biologia marina dello scorso anno, per raccontarvi le opportunità di un binomio vincente: quello tra turismo e ricerca scientifica.

Appena dopo dieci giorni aver conseguito la laurea presso l’Università di Ancona (Università Politecnica delle Marche), la dottoressa Selene Di Genio è partita per il sud est asiatico per cominciare la sua ricerca riguardo gli squali autoctoni della regione di Raja Ampat.

Il progetto, durato un mese, si è svolto grazie al contributo di una realtà locale importante come l’Agusta Eco Resort, una struttura localizzata nello stretto di Dampier, uno dei luoghi dalla più elevata biodiversità marina del pianeta dove vivono e si riproducono numerose specie di squali.

Allo scopo di sensibilizzare e studiare gli squali autoctoni dell’area, l’Augusta Eco Resort ha avviato lo Shark Project che si avvale della metodologia dello ‘citizen science’ per la raccolta di dati scientifici. Un progetto ricco di partner internazionali attivi nel mondo della ricerca e della divulgazione, tra cui l’Istituto per gli Studi sul Mare (ISM) di Milano, l’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro ONLUS – rete WEEC Italia e – ovviamente- “Il Pianeta Azzurro”.

Avvalendosi del know-how dell’ISM e della strumentazione della Stazione Zoologica Anton Dohrn, la dott.ssa Di Genio ha avuto, in particolare, il compito di raccogliere i dati non solo attraverso sue indagini dirette ma grazie anche alla collaborazione dei turisti ospiti del resort.

Pianeta Azzurro: Dottoressa Di Genio, turismo ed ecologia possono essere davvero un binomio scientifico vincente?

Selene Di Genio: “L’ecoturismo ha un importante ruolo educativo e consente la sinergia tra attività turistiche e ricerca scientifica. Il “citizen science” sta crescendo in popolarità come alternativa al monitoraggio scientifico convenzionale poiché i dati raccolti dal pubblico offrono l’opportunità di monitorare grandi aree con costi ridotti e a lungo termine. Lo “shark-diving tourism” è diventato un fenomeno globale ed è utilissimo per promuovere atteggiamenti pro-conservazione e per migliorare la conoscenza di questo animale, in particolare riguardo l’ecologia, la distribuzione ed il riconoscimento dello stesso”.

Un connubio nel quale sono fondamentali gli small data…

“Gli small data sono semplici da riportare per i turisti ma importanti per comprendere i trend. Per esempio, subacquei ed amanti dello snorkeling vengono invitati raccogliere dati sugli squali in due modi principali: registrando specie e numero di animali osservati durante un’immersione e scattando foto di identificazione che possono poi essere utilizzate per stimare le tendenze in abbondanza e demografia”.

Gli squali sono ancora oggi visti con diffidenza ma quanto sono importanti per l’ecosistema?

“Gli squali di barriera sono all’apice della catena alimentare. Da loro dipende l’equilibrio di tutto l’ecosistema e, predando animali malati e deboli, contribuiscono a mantenere sotto controllo le malattie e la salute del reef”.

Quali risultati avete ottenuto durante il mese di ricerca?

“In un solo mese, con la partecipazione dei clienti del resort, sono riuscita a identificare dieci squali pinna nera attraverso rilievi fotografici e video, distinguendoli tramite la macchia nera sulla pinna dorsale che nei primi giorni di immersione ho notato essere differente da individuo a individuo.

Ho rilevato che nella zona esaminata sono stabilmente presenti solo individui femmine, anche gravide, e un cucciolo; Agusta Island può essere quindi considerata una nursery, un posto sicuro dove le femmine vivono e partoriscono in quanto hanno a disposizione cibo fornito dal resort stesso che, circa una volta a settimana, effettua lo shark feeding.

Sempre con l’ aiuto e i dati raccolti dai turisti, ho individuato le diverse specie di squali presenti, registrando diversi dati utili. La specie che è risultata maggiormente presente è lo squalo pinna nera, seguito dal wobbegong, dallo squalo pinna bianca del reef e dallo squalo grigio del reef”.

Il modello “Augusta Resort” è esportabile ovunque?

“È indispensabile poter replicare questo modello per sensibilizzare i turisti alla conoscenza e al rispetto di questi meravigliosi animali ma anche per coprire più aree in cui identificare le specie, individuarne le diverse zone di riproduzione o di nursery e, soprattutto, per costruire un database utile a tutti i progetti di conservazione”.

Come evolverà il progetto in futuro?

“In aree diverse di Raja Ampat verranno coinvolti più resort nei quali il diving sia preceduto da lezioni introduttive. I divers ed i turisti verranno istruiti sull’ identificazione delle specie degli squali, su quali dati raccogliere e sull’importanza del loro aiuto per la conoscenza e la conservazione delle specie. I dati generati, raccolti in un unico database, serviranno per fornire tutte le stime necessarie per progettare e valutare l’efficienza delle misure di conservazione”.

Un’esperienza di ricerca scientifica che ci ricorda come marketing, profitto ed ambiente possono convivere nel reciproco interesse fermo e che ci ha permesso di valorizzare ulteriormente il Premio Pianeta Azzurro per tesi in biologia marina grazie ad un racconto professionale ed umano di grande successo.

Se volete saperne di più su Agusta Eco Resort ed lo Shark Project, seguite questo link 

Scrive per noi

Andrea Ferrari Trecate
Andrea Ferrari Trecate
Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

Andrea Ferrari Trecate

Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

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