“Il pesce è finito – lo sfruttamento dei mari per il consumo alimentare” ci insegna a diventare consumatori consapevoli

L’ultimo libro di Gabriele Bertacchini ci racconta i lati oscuro della pesca e ci invita ad essere parte della soluzione.

Umberto Pelizzari scrive nella prefazione: “Cogliamo i piccoli e grandi segnali che il mare ci invia. Osserviamo. Guardiamoci dentro e adattiamoci alle sue esigenze. Sentiamoci parte di qualcosa di più grande. Fermiamoci per un istante, ascoltiamo quello che il mare ha da dirci”.

Il pesce è finito – lo sfruttamento dei mari per il consumo alimentare”” edito da Infinito Edizioni e patrocinato da Oceanus Onlus ci racconta quanto sia problematico il nostro modo di pescare, perchè, come si legge nel comunicato stampa “peschiamo troppo e lo stiamo facendo male, se è vero che, contemplando anche il deterioramento lungo la filiera, circa il 40% di tutte le catture non arriva al nostro piatto.

Per alcuni “prodotti”, le catture accessorie possono essere anche più del doppio rispetto la specie per la quale si è usciti in mare. Per un chilogrammo di gamberetti, ad esempio, è possibile trovare nella rete anche più di cinque chilogrammi di animali “non desiderati”, che finiscono per essere sacrificati nel nome degli attuali modelli di consumo. Per un chilogrammo di cannolicchi pescati con le draghe turbosoffianti vi possono essere altri tre – quattro chilogrammi di esseri viventi che non vengono commercializzati”.

Non sorprende quindi che il ‘nostro’ Mediterraneo sia considerato il mare più sfruttato al mondo: lo sfruttiamo fino tre volte tanto le sue capacità naturali. Ma i mari del resto del mondo non godono di salute migliore: infatti, oltre il 30% degli stock ittici è eccessivamente sfruttato e circa il 60% è pienamente sfruttato.

“ll pesce è finito” tratta anche tutti gli altri temi problematici della pesca; dalla pesca di frodo agli allevamenti, dall’inquinamento agli aspetti etici del consumo di pesce e della pesca stessa.

Siamo parte del problema quindi ma, come detto, anche della soluzione. Il futuro del mare passa anche attraverso il nostro modo di pescare e consumare il pescato. La nostra presa di coscienza è il primo passo per un caambio verso la sostenibilità:Sono i pensieri che possono plasmare le leggi, i governanti, i consumi, i controllori, i commercianti e i pescatori di domani. Dobbiamo permettere agli ecosistemi di rimettersi in moto in modo naturale – scrive Bertacchini. – Se messa nelle condizioni di poterlo fare, la vita acquatica è in grado di riprendersi. Le aree marine ci dicono e di dimostrano questo”.

 

Note sull’autore: Gabriele Bertacchini (Bologna, 1980), è un divulgatore ambientale. Dopo la laurea in Scienze naturali e un master in comunicazione ambientale, nel 2006, fonda AmBios, azienda specializzata in educazione e comunicazione ambientale. Collabora con molti enti sul territorio nazionale. Vive diviso tra Trentino e Sardegna, tra i boschi e le coste di cui ama raccontare le storie. Ha all’attivo oltre duemila incontri pubblici tra conferenze e momenti formativi. Ha pubblicato Il mondo di cristallo (2017) e L’orso non è invitato (2020).

Scrive per noi

Andrea Ferrari Trecate
Andrea Ferrari Trecate
Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

Andrea Ferrari Trecate

Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

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