Litorale Vivo: il surf a difesa di un bene di tutti!

Maurizio Spadaccino, membro del comitato Litorale Vivo ci racconta la storia di un luogo di sport e comunità. L’onda della Grotta del Saraceno rischia di scomparire ma i danni non saranno solo per i surfisti.

Abbiamo scoperto della situazione delle onde della Grotta del Saraceno grazie alle stories su Instagram del nostro amico Sergio Muniz ed abbiamo contattato Maurizio Spadaccino, membro del comitato Litorale Vivo, per farci raccontare una storia che ben descrive quanto possa essere talvolta travagliato il rapporto che lega uomo e mare.

IL PIANETA AZZURRO: Ciao Maurizio, grazie di averci concesso un po’ di tempo. CI racconti l’inizio di questa vicenda e come vi siete organizzati?

Maurizio Spadaccino: “Il comitato Litorale Vivo si è costituito velocemente, così come velocemente siamo stati sorpresi della notizia riguardo il futuro dell’onda della grotta del saraceno: il progetto di difesa di erosione della costa attuato mediante scogliera artificiale è stata un fulmine a ciel sereno: Una decisione che, se effettivamente attuata, porterebbe la fine di uno spot surfistico conosciutissimo tra gli appassionati, un point break che consente l’originarsi di onde molto lunghe. La rapidità della notizia ci ha sorpresi anche perché si tratta di denaro pubblico e non c’è stato tempo di apprendere meglio ed in precedenza le decisioni dei responsabili politici. Di certo c’è che, contrariamente alla loro natura solitaria, la risposta della comunità dei surfisti è stata altrettanto repentina. Mettere insieme tante persone è stato un piccolo miracolo: ad oggi contiamo circa 500 sottoscrittori ed una raccolta fondi che ci aiuterà nella battaglia legale per difendere l’onda della grotta del saraceno. Un obiettivo che non ha il solo scopo di proteggere uno degli spot più conosciuti di Abruzzo e Molise“.

PA: Il vostro movimento va oltre l’ambiente sportivo e comunitario del surf…

MS: “Si tratta di un’opera di sensibilizzazione rivolta anche alla popolazione locale, per chi vive a Vasto (la città interessata) e che non sa nemmeno dell’esistenza di quello spot e, tra l’altro, non sa bene cosa comporti la scogliera artificiale. Uno dei momenti più significativi e di grande impatto mediatico è stato il paddle out che ci ha portati con le tavole in mare, in un gesto comune di vicinanza ad un ecosistema che sentiamo a rischio“.

Il paddle out che ha stretto i surfisti a difesa della Grotta del Saraceno

PA: Quali alternative si potrebbero attuare al posto della scogliera artificiale?

MS: “Oramai da più di trent’anni si usano sistemi meno impattanti. Le scogliere artificiali risultano spesso inefficaci, impattanti dal punto di vista paesaggistico (siamo sulla costa dei trabocchi), ambientale e per la sicurezza dei bagnanti. Diversi rappresentanti del mondo del salvamento ci hanno spiegato che questo tipo di scogliere alterano il formarsi delle correnti, rendendo un semplice bagno un’attività pericolosa. Abbiamo così realizzato un convegno, invitando tecnici, accademici ed esperti di erosione costiera come Enzo Pranzini per affrontare il tema con approcci più morbidi che non impattino dal punto di vista visivo e che garantiscano reversibilità. Se una scogliera artificiale non funziona, infatti, viene abbandonata e questo prova un effetto a cascata sul resto del territorio, come la modifica della distribuzione dei sedimenti. È stato un evento molto istruttivo al quale purtroppo non era presente alcun rappresentante politico locale né delle associazioni ambientaliste di settore“.

PA: Un vero peccato, anche perché il surf gode sempre di maggior credito!

MS: “Quando ci dicono “il surf potete andare a farlo da altre parti”, è chiaro che l’interlocuzione non comprende l’importanza anche economica e di immagine che questo sport ha oggi. L’onda della Grotta del Saraceno ha visto le tavole di campioni come Eugenio Barcelloni e Edoardo Papa. Il surf ora è sport olimpionico, appassiona i più giovani e chiama ad uno stile di vita di vicinanza alla Natura“.

PA: Quali i prossimi passi concreti?

MS: “Stiamo affrontando la revisione della decisione di costruire la scogliera attraverso un ricorso TAR. Una strada costosa e per la quale abbiamo anche raccolta fondi (qui a questo LINK). Oggi siamo noi sotto i riflettori ma vogliamo rappresentare un buon esempio anche per località che potrebbe patire un destino simile“.

Scrive per noi

Andrea Ferrari Trecate
Andrea Ferrari Trecate
Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

Andrea Ferrari Trecate

Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.

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