Il Pianeta Azzurro ha intervistato la dottoressa Daniela Freggi che, a capo del centro dal 1990, lancia il suo appello ai media per raccontare il rischio concreto di perdere per sempre una delle attività più importanti di Lampedusa.
La frattura con l’amministrazione dell’isola è nota da tempo: mentre il centro sembra avviarsi ad una inevitabile chiusura dopo trent’anni di attività a causa di problemi burocratici, il sindaco dell’isola punta alla creazione di un nuovo hub sperando di poter contare sui fondi della comunità europea.
“Più volte abbiamo proposto al sindaco di unire le forza ma senza risultato -ci racconta la dottoressa Freggi- noi, al momento, viviamo giorno per giorno, continuando come sempre a sostenere il centro con il lavoro di volontari e di eccellenze come il dottor Antonio di Bello chirurgo veterinario che cura il polo medico”.
Un’attesa snervante, in bilico tra le richieste di deroghe e le pressioni della politica e della burocrazia; il tutto giocato sulla pelle di animali in difficoltà.
Le tartarughe, già in forte stato di debilitazione, dovrebbero sopportare un viaggio difficile e faticoso verso le coste siciliane, dirette verso un nuovo centro di recupero.
“Abbiamo cercato di mediare le posizioni di chi è direttamente coinvolto in questa situazione. Le leggi sono fatte per proteggere ma, in questo caso, mettono a repentaglio la vita di specie prioritarie, a rischio estinzione”.
Anche qualora venisse consentito al centro di curare le tartarughe loro attualmente affidate, nessuno può essere certo che, nel frattempo, non ne arrivino altre. Il danno sarebbe così doppio perché, oltre ad escludere altri animali a cure che potrebbero salvare loro la vita, si aprirebbero le porte ad una brusca frattura nel rapporto tra il centro e i pescatori lampedusani i quali non considererebbero più le tartarughe come animali a rischio.
Mentre la politica discute, l’opinione pubblica si muove. Una petizione online ha già raccolto circa 85.000 firme: “La petizione -dice la dottoressa Freggi- è stata creata da persone che non conosco direttamente, da semplici lampedusani e da Alberto Isola, direttore della rivista ‘Capperi!’ che si occupa di raccontare Lampedusa e Linosa”. Un segnale forte, che parla anche attraverso firme provenienti da ben 90 nazioni diverse.
Il centro non è, come è facile intuire, solo un polo di recupero e reintroduzione delle tartarughe ma un valore aggiunto per tutta l’isola. Al di là del valore intrinseco, Lampedusa perderebbe, secondo Daniela Freggi “Una chance di riscatto, un’occasione per avere una marineria più consapevole e la possibilità che i lampedusani non si votino solo al turismo”. Mantenere aperto e funzionante il Centro Recupero Tartarughe Marine di Lampedusa significa soprattutto impedire che Lampedusa stessa faccia un salto all’indietro di 30 anni.
Per conoscere l’attività del centro link qui
Per sostenere la raccolta firme online link qui
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- Laureato in diritto ambientale, si è presto convinto che le sfide ecologiche non si vincono nei tribunali. Collabora con l’Istituto Scholè dal 2014 e dal 2017 è inviato di Pianeta Azzurro per il quale gestisce anche contenuti online e la comunicazione social media. Crede nell’intelligenza delle persone e che la buona comunicazione serva a risvegliarne la consapevolezza per cambiare il mondo.
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