Intervista de “Il Pianeta Azzurro” a un giovane cantante con la mente libera e il cuore aperto, verso il nostro Pianeta.
Francesco Moscardi, in arte MOSCARDI, si racconta nell’intervista a il Pianeta Azzurro.
Un giovane musicista marchigiano che, negli ultimi anni si è contraddistinto con i testi delle sue canzoni per temi sociali e ambientali; scegliendo di raccontare cosa accade dentro e fuori di se.
La sua musica veicola un messaggio importante, che ci sta a cuore, l’educazione ambientale e la salvaguardia di un ambiente naturale che, ci circonda e non siamo più in grado di apprezzare, osservare, capire e preservare.
In questa frizzante settimana che vede al centro dell’attenzione “Il Festival di Sanremo” giunto alla sua 73a edizione, non potevamo farci mancare un intervista ad un cantante! Ricordandovi, inoltre della nostra ultima raccolta, una playlist su Spotify “canzoni ecosostenibilish”, perché la musica quando la ascolti lascia qualcosa dentro ognuno di noi, un messaggio, un ricordo, una riflessione insomma non ci lascia indifferenti.
IL PIANETA AZZURRO: Partiamo dal tuo singolo “Goccia su goccia”. La canzone viene anticipata da un racconto che ti vede alle prese con dei cubetti di ghiaccio che, sciogliendosi per il caldo eccessivo, ti impediscono di farti uno spritz. Anche il testo della canzone stessa è piuttosto dissacrante: l’ironia aiuta di fronte a temi complessi?
FRANCESCO MOSCARDI: “L’ironia aiuta nella vita in generale. Perlomeno questo è il mio approccio alle situazioni che vivo ogni giorno. Volendo fare un po’ di filosofia spicciola, affrontare la vita con ironia è il miglior modo per prenderla sul serio. Ma in realtà spesso è solo un’ottima armatura…”
D: Nello stesso post di Instagram sottolinei anche la tua convinzione nel volerti informare per sensibilizzare chi ti ascolta: da artista senti la responsabilità dei tuoi testi quando questi toccano temi delicati come il climate change?
R: “Cerco di informarmi bene prima di scrivere, per evitare di cadere in luoghi comuni o dire cose non vere. Allo stesso tempo però non credo di poter insegnare qualcosa attraverso le mie canzoni. Mi farebbe già molto piacere se i miei testi riuscissero a far riflettere su determinati argomenti, ad aprire porte che fino a quel momento erano rimaste chiuse”.
D: Spesso si sente dire che i “cantanti devono fare i cantanti”, come a dire che certe tematiche non devono far parte del repertorio (e soprattutto della posizione sociale e politica) di un artista…
R: “La contrapposizione tra l’artista “impegnato” e quello “disimpegnato” esiste da sempre.
Secondo me ognuno è libero di rappresentare attraverso la propria arte ciò che vuole, ciò che lo smuove. L’importante è che lo faccia con autenticità e, se possibile, cercando di comunicare con gli altri, di non farlo solo per sé.
Detto ciò, non ti nascondo che mi preoccupa questa indifferenza generale. Noto che le persone (artisti e non) sono sempre meno propense a prendere una posizione e a costruirsi una propria idea rispetto alle cose, anche a costo di sbagliare e poi ricredersi.
Un po’ perché questo richiederebbe approfondimento e tempo (parole che sembrano passate di moda) e un po’ perché abbiamo costruito una società nella quale è praticamente vietato sbagliare, dunque vale davvero la pena esporsi?”.
D: Spesso le canzoni raccontano esperienze private, molto personali. Affrontare temi ambientali o più sociali significa uscire da una comfort zone?
R: “Dipende. Ci sono cantautori che prediligono raccontare ciò che gli ruota “attorno” e altri ciò che gli accade “dentro”. Personalmente, un po’ per l’ambiente in cui sono cresciuto e un po’ per gli studi che ho affrontato, mi piace fare un mix delle due cose: partire dall’esterno per arrivare all’interno e viceversa. A dirla tutta, se lo si fa con autenticità, spesso è molto più scomodo scavare dentro di sé che descrivere il mondo circostante”.
D: Fai parte anche di “Con il cuore nel fango”, un collettivo di musicisti marchigiani costituitosi per aiutare le comunità colpite dall’alluvione nel settembre 2022. Un’altra testimonianza di attenzione all’ambiente ed ai territori fragili…
R: “Sì, devo ringraziare i ragazzi e le ragazze che hanno avuto questa bellissima idea e che hanno pensato anche a me. È partito tutto da un mega-concerto a Fano al quale ho avuto la fortuna di partecipare con una mia canzone. Un evento davvero imponente (più di 60 artisti, tra band e singoli) e allo stesso tempo molto intimo e profondo: una festa che aveva come obiettivo quello di ritrovarsi col sorriso dopo settimane terribili e raccogliere fondi per ricostruire e ripartire. Da lì, con l’impegno e la dedizione che caratterizza gli abitanti e gli artisti di questi luoghi, si è sviluppato un vero e proprio movimento musicale che spero possa consolidarsi e crescere nel tempo. Io farò la mia piccola parte”.
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