Il record di immersione in profondità? Raggiunto dalla plastica!

La plastica precede l’uomo nel raggiungere l’abisso più profondo del mare. Nella Fossa delle Marianne, a Nord-Est delle Filippine, l’esplorazione di Victor Vescovo a bordo del sottomarino Limiting Factor permette alla scienza di scoprire tre nuove specie animali, quello che sembra un sacchetto di plastica e la carta di una caramella.

Dopo aver scalato le sommità più alte della Terra, l’esploratore texano Victor Vescovo ha intrapreso con il suo team la Five Deeps Expedition, una serie di immersioni per raggiungere i fondali dei cinque oceani. È così che nell’Oceano Pacifico, nel punto conosciuto come Challenger Deep nel Fosso delle Marianne, l’ex ufficiale della marina Vescovo ha trovato la plastica. Anche nel posto più remoto e profondo degli oceani, i nostri rifiuti ci hanno quindi preceduto.

Victor Vescovo entra nel sottomarino (©ReeveJolliffe)

Una spedizione da record

L’operazione è notevole sotto innumerevoli punti di vista: l’uomo si è calato in solitaria, raggiungendo i 10,928 metri di profondità, battendo il record in precedenza stabilito nel 2012 dal regista James Cameron. Il mezzo usato, il sottomarino Limiting Factor, prodotto dalla Triton Submarines, ha poi dimostrato un avanzamento tecnologico per l’esplorazione dei fondali marini. Come afferma Rob McCallum della EYOS Expedition, la compagnia che ha gestito la spedizione, <<abbiamo aperto la porta per la frontiera finale: l’esplorazione degli habitat degli abissi, ancora sconosciuti al mondo >>. L’oceano è infatti ancora al 90% inesplorato. È stata poi la prima volta che un sottomarino ha raggiunto il fondo del Challenger Deep per più di una volta di fila, permettendo diversi sviluppi scientifici. Il team di ricerca ha infatti identificato almeno tre nuove specie nel corso delle immersioni.

Immagine del fondale (© Atlantic Productions for Discovery Channel)

Plastica negli abissi

Nonostante questi record, la scoperta più importante, e allarmante, sembra però rimanere quella della plastica. Secondo la BBC, Vescovo avrebbe trovato una borsa in plastica e un incarto di caramella. L’esploratore si è detto <<molto dispiaciuto di trovare delle evidenti contaminazioni, in un posto che non era mai stato raggiunto dall’uomo prima>>. La spedizione ha visto il contributo scientifico di Alan Jemieson, della Newcastel University. In uno studio, il ricercatore aveva già dimostrato la presenza di plastica nello stomaco di creature che vivono a queste profondità, trovando frammenti come il PVC, il nylon, il rayon e il lyocell. Nonostante molti rifiuti che finiscono in mare galleggino in superficie, è possibile che questi, attraverso le correnti, la degradazione e la frammentazione vengano spinti in profondità. Trovare rifiuti che dalla terraferma hanno raggiunto il punto più profondo del pianeta dimostra l’influenza dell’attività umana anche nelle zone più remote e accende la nostra consapevolezza sulla gravità del problema.

Fonti:

https://fivedeeps.com/

https://www.bbc.com/news/science-environment-48230157

https://www.ncl.ac.uk/press/articles/archive/2017/11/plasticocean/

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