Conseguenze del cambiamento climatico sono da un lato la diminuzione delle precipitazioni nevose e dall’altro l’aumento delle piogge:
quello che ne deriva è una crescente incapacità da parte delle montagne di accumulare acqua, che a sua volta si manifesta con un aumento delle portate dei fiumi di inverno e una loro drastica riduzione in estate. Tutto ciò, oltre a conseguenze gravi sulla salute degli ecosistemi montani, comporta anche effetti economici e politici significativi. Secondo recenti studi di settore entro 40-50 anni, se non si interverrà con politiche adeguate, la produzione di energia idroelettrica diminuirà di oltre il 15% rispetto a quella attuale. Nel tentativo di mitigare questi effetti, numerosi sono gli istituti di ricerca, le università e gli enti pubblici che negli ultimi tempi hanno indirizzato la loro attenzione verso questa problematica. In particolare, un’iniziativa interessante è quella proposta nella dichiarazione di Megevè attraverso l’introduzione del concetto di “Idrosolidarietà”. Come dice il termine stesso, si tratta di una forma di sostentamento economico che le aree di
pianura sono invitate a fornire alle regioni di montagna per affrontare la sfida della gestione sostenibile delle risorse idriche. In sostanza, i cittadini e le amministrazioni pubbliche della pianura possono contribuire con una tassa per far sì che le Alpi, il serbatoio idrico d’Europa, migliorino con il tempo il loro stato di salute.
Per approfondimenti:
http://eauenmontagne.org
http://www.lemonde.fr/planete/article/2010/09/25
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