Dive In #1: Cosa succede a Fukushima

Il 24 agosto 2023, il Giappone ha ricevuto il via libera dello IAEA per il rilascio delle acque di scarto. La notizia ha sollevato reazioni contrastanti, nel proseguirsi di una vicenda di giustizia climatica che dura da più di dieci anni.

Parte storica

L’11 marzo 2011, un terremoto di magnitudine 8.9 sulla scala Mercalli ha colpito la costa nordorientale del Giappone; il più grande registrato nella storia del paese, noto semplicemente come San Ten Ichi-Ichi (o 3.11, in una formula che richiama il livello di tragicità dell’11 settembre).

Epicentro del terremoto e area d’impatto. Alexrk2 (CC BY-SA 4.0 DEED)

Le placche tettoniche si sono scontrate a circa 72 km dalla costa, hanno generato uno tsunami che nei punti massimi ha raggiunto i 30 metri di altezza. 14.000 morti, 561 km2 coinvolti nell’incidente (le misure dell’intera Tokyo).

Qui un filmato reale dell’onda anomala (l’acqua scavalca la diga marittima al minuto 3.38):

https://www.youtube.com/watch?v=4XvFFfgXwnw

Tra i moltissimi danni causati, il 3.11 ha colpito la centrale nucleare Daiichi, nel distretto di Fukushima, distruggendone il sistema di raffreddamento e provocando così il surriscaldamento dei nuclei radioattivi, che da quel momento hanno cominciato a contaminare l’acqua usata per contenerne la temperatura.

In funzione dal 1970, negli anni la Daiichi aveva subito diverse reprimende da enti nazionali e internazionali, sui parametri inadeguati dei sistemi di raffreddamento e delle barriere fronte mare, in un mini-dramma storico che meriterebbe un approfondimento a parte. Forse per l’incuria umana, forse per la soverchiante potenza della natura, la centrale si è ritorta contro i suoi operatori, e il 22 aprile 2011 il governo giapponese è stato costretto a dichiarare una “no-entry zone” in un raggio di venti chilometri dalla centrale, territorio che copre nove municipalità.

Parte fisico-chimica

Nel 2021, a dieci anni dal disastro naturale, il Giappone ha annunciato la decisione di smaltire l’acqua contaminata, accumulata nel tempo in tante cisterne (più di mille per 1.3 milioni di tonnellate) che ora affollano la centrale. Il metodo prescelto è la dispersione nell’oceano.

Container di stoccaggio delle acque di scarto nella centrale Daiichi. IAEA Imagebank (CC BY-SA 4.0 DEED)

Al governo serve quello spazio per allestire gli impianti di smantellamento della centrale, e c’è il rischio non trascurabile che le acque si riversino nel terreno a causa di un altro terremoto. All’epoca dell’annuncio l’acqua era già stata trattata in due fasi, con filtri di cesio/stronzio per la rimozione dei due isotopi radioattivi (tra le scorie più pericolose) e poi in una struttura di rimozione multi-nuclidi (Alps), in cui altri 62 elementi sono stati rimossi. Nelle cisterne di Fukushima rimane però il trizio, altro materiale radioattivo il cui trattamento non conosce ancora una tecnica efficace e che ha obbligato la commissione a diluire l’acqua già lavorata.

Raggiunto un livello di radioattività inferiore ai 1,500 becquerel (unità di misura che calcola la decaduta nucleare al secondo), la Daiichi ha infine ricevuto il via libera dalla International Atomic Energy Agency (IAEA), vedetta dell’ONU per le attività nucleari. Il processo di smaltimento durerà trent’anni – il primo container è stato versato in mare il 24 agosto 2023.

Team d’indagine IAEA in visita alla Daiichi. IAEA Imagebank (CC BY-SA 4.0 DEED)

Parte geopolitica

Tuttavia, come per qualsiasi processo così complesso e delicato, il parere sull’innocenza delle operazioni non è unanime; il controcanto, in questa occasione, è composto da protestanti giapponesi e sudcoreani, e da comitati scientifici esterni alle Nazioni Unite e non legati al governo giapponese.

19 Ottobre 2023, Tokyo. 保守 (CC BY-SA 4.0 DEED)

Tra questi spiccano, per motivi diversi, due nomi: il Pacific Islands Forum, organismo portavoce delle decine di migliaia di isole del sud del Pacifico e memore del retaggio atomico imposto dai test nucleari statunitensi alle popolazioni locali, e l’autorevole University of South Carolina, nella persona di Timothy Mousseau, massimo esperto mondiale delle proprietà del trizio (un suo libro sull’argomento è in fase di pubblicazione).

Mentre la prima delle due istituzioni, dopo una visita alla Daiichi e un confronto con il team scientifico interno alla centrale, afferma che i dati forniti sono insufficienti per appurare la sicurezza dell’operazione, la seconda si concentra sui rischi (poco conosciuti e compresi nel caso del trizio) di bioaccumulo nella catena trofica – pesce contaminato mangia pesce contaminato, e la quantità di trizio all’interno di un singolo organismo aumenta fino a raggiungere livelli potenzialmente rischiosi per un consumatore umano.

Certo, la pubblica condanna al Giappone, in questo caso, non può dirsi per certo esente da facili leve geopolitiche (lo stesso Pacific Islands Forum potrebbe avere interessi di rivendicazione agli occhi della comunità internazionale).

Un indizio in questa direzione ce lo dà la Cina. Infatti, lo stesso giorno in cui il Giappone ha annunciato la sua decisione in materia di smaltimento delle acque della Daiichi, l’ufficio doganale cinese ha emesso un comunicato in cui estendeva il divieto di importazione di risorse ittiche, già in vigore nei confronti dell’area di Fukushima, all’intero stato nipponico. Diffidenza nei confronti delle Nazioni Unite, tentativo di danneggiare l’economia asiatica rivale, o semplice precauzione?

Eventuali sviluppi vanno seguiti con attenzione, e i fattori in gioco vanno soppesati di volta in volta; per ora viene da dire che gestire un’emergenza nucleare non è mai cosa da poco, la dimensione della sfida si espande per decenni e pervade livelli diversi della gestione pubblica, in una sorta di equivalente rovesciato della costruzione delle piramidi (o delle cattedrali). Pur colpito dall’apocalittico tsunami 3.11, con le gambe spezzate da perdite umane, economiche, energetiche, il Giappone lo sta facendo.

SITOGRAFIA

https://reliefweb.int/report/japan/earthquake-tsunami-situation-report-22-april-2011

https://en.wikipedia.org/wiki/Fukushima_Daiichi_Nuclear_Power_Plant

https://www.bbc.com/news/world-asia-66610977

https://www.tepco.co.jp/en/hd/decommission/progress/watermanagement/purification/index-e.html#:~:text=To%20reduce%20the%20risk%20of,radioactive%20materials%20except%20for%20tritium

https://plus.reuters.com/japans-challenges-and-initiatives-in-discharging-fukushima-water/p/1

https://www.economist.com/asia/2023/07/13/asia-is-rowing-about-fukushima-nuclear-wastewater?utm_medium=cpc.adword.pd&utm_source=google&ppccampaignID=18151738051&ppcadID=&utm_campaign=a.22brand_pmax&utm_content=conversion.direct-response.anonymous&gclid=CjwKCAjwgZCoBhBnEiwAz35RwlLanzScWWfN4ymogQuR46v78tJ3W1RUehQHNuAQ8bOe4D7AgIKM7BoCc_kQAvD_BwE&gclsrc=aw.ds

https://www.bbc.com/news/world-asia-66603831

Scrive per noi

Andrea Puglisi
Andrea Puglisi
Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

Andrea Puglisi

Classe 1992, laurea in lingue e master in traduzione editoriale. In buona sostanza un nerd del linguaggio e della conoscenza, ha fin da piccolo la passione per la divulgazione scientifica (lo prendono ancora in giro per i VHS di Jacques Cousteau). A fianco al lavoro in ambito editoriale, scrive e allestisce spettacoli teatrali in cui parla di salute delle acque e tensioni geopolitiche. Nel frattempo, aspetta l’occasione di imbarcarsi su un veliero che raccoglie plastica.

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