Summer School 2019: le microplastiche

Tenutasi a Torre Pellice, nella bellissima Val Pellice vicino Pinerolo, la Summer School è stata un’occasione per permettere a esperti di educazione e di ambiente di potersi incontrare e far conoscere il proprio mondo. Anche noi di Pianeta Azzurro eravamo presenti con i nostri collaboratori Paola Iotti ed Angelo Mojetta, incaricati di diffondere conoscenza sull’ambiente acquatico.

Si è conclusa ad agosto la terza edizione della Summer School 2019, organizzata dalla Rete WEEC Italia e dall’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé.

Tenutasi a Torre Pellice, nella bellissima Val Pellice vicino Pinerolo, la Summer School è stata un’occasione per permettere a esperti di educazione e di ambiente di potersi incontrare e far conoscere il proprio mondo. Dal 19 al 22 agosto, infatti, presso gli spazi di Villa Olanda, si sono susseguite lezioni, laboratori e workshop a tema educazione ambientale.
Oltre ad alcuni esperti e docenti, la Summer School ha visto l’adesione di una quarantina di partecipanti provenienti da tutta Italia. Villa Olanda è stata riempita da persone di tutte le età e provenienti da tutte le città italiane: ragazzi neolaureati, professori di tutte le scuole, personale di enti pubblici coinvolti in iniziative per l’ambiente e molte altre professioni.

Anche noi di Pianeta Azzurro eravamo presenti con i nostri collaboratori Paola Iotti ed Angelo Mojetta, incaricati di diffondere conoscenza sull’ambiente acquatico. Insieme, tra i vari workshop, hanno infatti organizzato un interessantissimo incontro che aveva come tema le microplastiche presenti all’interno dei prodotti di uso comune.

Per chi non sapesse, le microplastiche sono piccoli frammenti derivanti dalla ruttura, dallo sfregamento, dall’abrasione di materiale plastico, dell’ordine di grandezza che può andare dai 5 millimetri fino a pochi micron. Molte delle microplastiche derivano da prodotti per la pulizia,l’igiene e dai cosmetici. La loro pericolosità è data dal fatto che sotto un certo diametro, queste particelle possono essere assorbite e mangiate da piante ed animali marini. Con la catena alimentare poi questi composti vanno a bioaccumularsi nei grandi pesci che noi stessi mangiamo. Le microplastiche di conseguenza sono state riscontrate anche nell’uomo.

Pesce con frammenti di plastica trovati al suo interno.

I partecipanti hanno quindi portato, come campioni da usare nell’esperimento, oggetti come dentifricio, sapone e crema per le mani. Dopo una prima analisi tattile, che ha rivelato la presenza di strane ”palline” all’interno di alcuni di questi, si è voluto approfondire la questione.

I nostri collaboratori hanno quindi messo a disposizione dei partecipanti l’utilizzo di un piccolo microscopio portatile, per un’analisi visiva ma molto più accurata. Ciò che si è potuto notare in prima persona è stata la presenza di microplastiche di forma diversa a seconda del diverso scopo del prodotto.

Il tutto è stato accompagnato anche da un esperimento semplice ma efficace, che vedeva l’utilizzo di due campioni composti da diversi bicchieri riempiti con acqua e sale (per simulare l’acqua marina). Il primo vedeva l’aggiunta di sapone per piatti, all’altro veniva invece aggiunta della sabbia e ghiaino, raccolti sul bordo di un corso d’acqua precedentemente. Anche in questi casi i partecipanti son rimasti sorpresi nel vedere la presenza di microplastiche, soprattutto nella sabbia. Questa è stata la prova chiara e lampante che questi piccoli pezzettini di materiale plastico finiscono per davvero giù per i tubi delle nostre case e vengono riversati in fiumi, laghi e addirittura nei mari. Ed il vero problema è che questi prodotti vengono usati quotidianamente da milioni di persone che sono ignari dei danni che si stanno provocando agli ecosistemi acquatici.

A seguire Angelo Mojetta ha spiegato cosa veramente si era osservato, raccontando l’origine delle microplastiche, come si formano e da dove vengono, il motivo per cui ora sono così famose e purtroppo la loro pericolosità.

Le soluzioni? Usare prodotti meno aggressivi e magari biologici, usare anche meno quantità dei saponi stessi, ma anche munirsi di speciali filtri per la lavatrice è un aiuto contro la diffusione di pezzi che si staccano da vestiti ed abiti.

E’ poco ciò che il singolo cittadino può fare, ma ogni singola goccia d’acqua compone anche il più grande degli oceani, quindi ognuno deve in prima persona agire per se stesso e per il bene di una risorsa così preziosa come l’acqua.

 

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